Post in evidenza

Appunti e considerazioni sulla natura dell’Eremita Asceta Filosofo Nomade Digitale

L’Eremita Asceta Filosofo Artista Digitale è una persona libera che si lascia il tempo di meditare contemplare pensare vivere, coltivare interessi culturali e spirituali, e godere della bellezza Ascolta con consapevolezza il proprio corpo e la propria mente, diventando consapevole di ciò che fa Vive e viaggia con con lentezza, pratica l’ozio creativo, le pause etiche estetiche Quando esce ha occhi nuovi, si meraviglia come un bambino Cammina a piedi per gustare la strada che percorre e per lo stesso motivo non usa mezzi ad alta velocità Si riappropria del tempo abbandonando l’ossessione per la scansione dato dall’orologio e gustando ogni attimo con i 5 sensi + 2 mente e cuore «Se sei un uomo libero, allora sei pronto a metterti in cammino» scriveva Henry David Thoreau. "Il camminare è la nostra educazione, la nostra esperienza". Così scrive, nei suoi esercizi di meditazione mediterranea, il filosofo Duccio Demetrio docente in Filosofia del camminare «Il camminare è una metafora della ricerca umana, e il nostro vagare assomiglia profondamente al modo di procedere della ricerca filosofica e scientifica. Un camminare per tentativi che esplora; camminare è un’esperienza di inquietudine e di sorpresa quotidiana». L’eremita Asceta Filosofo Digitale cerca e trova il proprio passo, il profilo di camminatore in rapporto ai paesaggi che gli consentono di esprimere maggiormente se stesso. Evita di vivere e camminare velocemente, che non appartiene alla sua natura, antitesi del camminare filosofico, perché il camminare per necessità usa altri mezzi, ingenera stress, mette in confusione, ci impone la vita ci espropria dal diritto di viverla in maniera consapevole e scegliere la nostra vita. Riesce altresì nella sua quotidianità a camminare, anche nei luoghi soliti e quotidiani, relazionandosi col pensiero, il linguaggio interiore e il suo andare a piedi e con lentezza. Viaggiando per luoghi e territori, camminando per le città ne ricerca l’identità materiale e immateriale, il genius loci, manifestazioni di bellezza, incontri con l’umanità e la gente, le loro parole e le loro storie; architetture, luci e atmosfere. Cammina non soltanto per camminare, ma per confrontarsi con i luoghi, per incontrare gli altri e l’imprevisto. Cammina alla scoperta di luoghi con uno spirito libero e respiro liberatorio. Riempie il suo camminare liberatorio, guardando oltre, avanti, senza dimenticare la strada percorsa. Medita in cammino con lo scopo di arricchire la mente e stimolare la propria intelligenza, con la mente piena di pensieri e considerazioni, perché il nostro pensiero si nutre di ciò che vede e di ciò che ascolta; per questo non cerca il silenzio assoluto e totale ma ama immergersi tanto nella natura quanto nella vita umana quotidiana. Ama scrivere con la luce e il computer, fissando i pensieri, sensazioni ed emozioni derivanti dalle proprie camminate; perché come diceva Nietzsche «il nostro scrivere assomiglia al camminare. Noi ci muoviamo sulla pagina bianca come se le nostre parole fossero altrettanti passi veloci oppure lenti, meditativi e in sosta». Ama l’educazione permanente e la conoscenza vive con la voglia incessante di acquisire competenze culturali ricerca saggezza ed equilibrio con apertura mentale creativa grazie all’uso del pensiero laterale Il Nomade digitale, non si isola dal mondo, si allontana per cambiare prospettiva e stile di vita, ma si informa con moderazione Usa i media (radio, televisione. internet) che gli offrono suggestioni per meditare e contemplare, comunicare e intervenire, coinvolgersi, più disponibile verso gli altri attraverso i social network Pratica la scrittura e il racconto con parole e immagini, il camminare solitario e il silenzio - come strumenti in grado di diventare manifestazione di impegno politico e civile, volto a proteggere i tempi e i luoghi dell'uomo contro le logiche del consumo e della sopravvivenza, tipiche dell'ambiente metropolitano Consapevole e libero da schiavitù di tipo consumistico Sempre pronto ad ascoltare, a fermarsi nelle sue non esigenze e attività, quando incontra qualcuno che esprime la necessità di parlare Come anacoreta è il più ecumenico tra i credenti, perché ritrova - vivendoli ogni giorno - i valori che accomunano tutte le fedi: parsimonia e semplicità nell’alimentazione, distacco, contemplazione, decrescita felice ... La doverosa povertà si fa spesso povertà, non miseria ma povertà felice, soprattutto per quelli che hanno trovato in città il loro "deserto" non arido, ma ricco di fresche oasi. Poiché l'anacoreta cerca di fuggire ogni "dispersione" e, quindi, lavori in fabbriche o uffici, vivrà di piccole cose che può fare tra le sue quattro mura e nel suo nomadismo. L’anacoreta filosofo Digitale trasforma il deserto e l’isolamento frustrante della città in opportunità di crescita spirituale e creativa Perché all’Avere e all'apparire preferisce l’Essere L'arte di essere come scopo supremo dell'esistenza che è la piena crescita di sé stessi e dei propri simili; - rinuncia al proprio narcisismo, ad adorare idoli, alle illusioni; - rinuncia a tutte le forme di avere (possedere, controllare, raggiungere obiettivi); attività positive quali il rispetto di ogni forma di vita, dare e condividere, lo sviluppo della propria capacità di amare e di pensare in maniera critica, lo sviluppo della propria fantasia (come anticipazione di possibilità concrete), conoscere se stessi, essere presenti, far propria una libertà che non sia arbitrarietà, essere consapevoli che nessuno e nulla fuori di noi può dare significato alla nostra vita e che male e distruttività sono conseguenze necessarie del fallimento del nostro proposito di crescere. L’asceta Digitale non cerca luoghi di culto per vivere le proprie convinzioni (pur apprezzandoli tutti nello spirito) ma ogni luogo del quotidiano vale l’altro per porsi quella ancestrale domanda, che rende appunto chi la proponga, cultore di pratiche di attenzione e consapevolezza in ogni situazione e sito. Quello Digitale è un ascetismo dello sguardo: del reclinarsi verso l’infinitamente piccolo per salvarlo dall’oblio. E’ un ascetismo che accetta i limiti del pensiero e che, per questo, si accontenta di abbandonarsi al sensibile, a esplorarne ogni anfratto



 

Commenti