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Non mi rassicura la modernità

Non mi rassicura la modernità consumistica, asettica, omologante, brutta. 
Mi rattrista, è senz'anima, fredda, finta, insapore, inodore, senza identità individuale e sociale; l'apparenza individuale e sociale è contraria alla bellezza, iniziando dai luoghi, dagli edifici, dai quartieri, vissuti senza viverli, dove tutti assumono un abito non loro, fanno e desiderano ciò che altri decidono per loro, dove tutto è uguale a tutto, impersonale, verosimile ma non vero.
Come artista rifuggo da questa società urbana, urbanizzata, "urbanizzante", angosciante, anestetizzante, massificante; che corrompe con l'illusione del danaro, frustra creando necessità inutili, isola illudendo di socializzare.
Osservo, leggo, racconto la realtà senza lasciarmi schiavizzare, libero di essere, nella diversità, di dire, mostrare, rivoluzionare, proporre idee di futuro, qualità e stile di vita.
Essere artista è vivere felice godendo di ciò che si ha, non appartenere alla massa, individuo ma non individualista, non adeguato, comprendo ma non sempre condivido, idealista, utopista, filosofo, profetico perché la sensibilità mi permette di leggere e sentire i sussurri della società periferica.

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