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Regola Zen: Fotografare è trattenere il respiro come l'arciere prima di scoccare la freccia

Un’analisi comparativa, svolta di recente, ha messo in evidenza il brutto momento che le fotocamere compatte (tradizionali) stanno passando. L'aumento vertiginoso degli smartphone fa loro acquisire sempre più mercato, relegando in un angolino le compatte, anche quelle di ultima generazione e quindi dotate, per intenderci, di wi-fi ed app integrate per la condivisione delle immagini.
Si potrebbe arrivare tristemente a dire che, l’era delle compatte è praticamente giunta al capolinea.
Dallo studio condotto, dunque, emerge che, il numero medio di megapixel dei primi 100 modelli di smartphone cliccati è aumentato del 62% passando dai 5 megapixel iniziali agli attuali 8,1 nel periodo che va dal 2011 al 2013.
Inoltre, sempre in tema smartphone, la popolarità degli smartphone con fotocamere che hanno una risoluzione superiore ai 16 MP, è aumentata di ben il 390% dalla fine del 2012 ad oggi: davvero una crescita impressionante!

Ma la crescita più impressionante, sta nell'incapacità di fotografare, di esprimersi con il linguaggio fotografico, nell'analfabetismo iconico che accomuna quanti scattano compulsivamente fotografie con questi nuovi mezzi. Preoccupante è che, l'aumento dei pixel e dei cellulari/fotocamera è inversamente proporzionale al calo di neuroni specializzati a vedere e scattare una fotografia.
La fotografia è una lingua e come per ogni lingua, non è il conoscerla, più o meno bene, né il parlar tanto che assicura l'esprimere concetti sensati. Aumentano gli scatti superficiali e insensati, si fermano attimi incapaci nell'incapacità di fermarsi a guardare, meditare, godere dell'emozione da cui scaturisce la Fotografia.
Quel che conta non è il fotografare ma cosa, come, perché si fotografa, e la fotografia significante che ne scaturisce, frutto di intuito, raziocinio, presa di coscienza, scarica di adrenalina.
Diceva il grande maestro Henri Cartier Bresson“Fotografare è trattenere il respiro … ed il fotografo, al pari di un arciere, deve dimenticare tutto, anche se stesso, per concentrarsi sull’obiettivo. Lo scatto, così come il tiro con l’arco, scioglie una tensione spirituale e “cogliere un’immagine diventa una gioia fisica e intellettuale”
Voglio vedere, quindi fotografo
voglio
vivere
parlare
raccontare
ascoltare
sentire
pensare
capire
mostrare
quindi fotografo
Così potrò dire: Fotografo quindi sono

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