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Per me Fotografare significa raccogliere informazioni senza pregiudizi con la mente aperta.
Fotografando, riesco a capire molto del soggetto e di me stesso, indagando attraverso la fotografia.
Fotografando, riesco a capire molto del soggetto e di me stesso, indagando attraverso la fotografia.
Fotografare significa vedere, osservare molto e scattare poco. Le immagini si materializzano e si compongono negli occhi prima ancora che nel mirino della macchina fotografica. La difficoltà sta nel far collimare l’intuizione e la realtà. La fotografia giusta si sente nell’aria, come un profumo, ma non sempre si riesce a trovare. Bisogna avere tanta pazienza, aggirarsi cercando l’alchimia giusta, simile a quella dell’innamoramento, grazie alla quale trovare l’armonia giusta creata da un’atmosfera giusta in cui sia immerso il soggetto giusto, in grado di emozionarmi; cercare il modo di isolarlo dal contesto, dal lato più soddisfacente e contemporaneamente meno banale.
Poi aspettare, il momento e la luce giusta, ombre luci linee, sfondo, aggirarmi per trovare il punto di vista migliore e, una volta trovato tutto questo, un passo avanti ed uno indietro, uno di lato; prima ancora di mettere l’occhio al mirino, l’inquadratura avviene nello sguardo e nella mente.
Ogni luogo o edificio o gruppo di edifici, ogni paesaggio, hanno vita propria, pulsante, come una persona.
Quando li incontro vivono, respirano, lottano con i propri problemi, hanno i loro lati fotogenici, sono sofferenti, assonnati, dormienti, semplici, talvolta insignificanti immersi in una massa informe, fotografarli li rende importanti e unici. Sceglierli, Fotografarli, è un modo per interloquire con loro, per renderli visibili, importanti, anche per gli altri. Non potrò risolvere i problemi al loro posto, ma quell’incontro cercato quanto fortuito, quell’intrusione in punta di piedi, quel momento di empatia comunicativa, forse li incoraggerà a vivere e non rinunciare. La mia attenzione, l’aver fissato un attimo fermando lo scorrere di un tempo senza soluzione di continuità, può essere il miracolo che stavano aspettando. Spesso, con la fotografia, senza saperlo, facciamo veri miracoli mostrando ciò che gli altri non vedono.
Quando li incontro vivono, respirano, lottano con i propri problemi, hanno i loro lati fotogenici, sono sofferenti, assonnati, dormienti, semplici, talvolta insignificanti immersi in una massa informe, fotografarli li rende importanti e unici. Sceglierli, Fotografarli, è un modo per interloquire con loro, per renderli visibili, importanti, anche per gli altri. Non potrò risolvere i problemi al loro posto, ma quell’incontro cercato quanto fortuito, quell’intrusione in punta di piedi, quel momento di empatia comunicativa, forse li incoraggerà a vivere e non rinunciare. La mia attenzione, l’aver fissato un attimo fermando lo scorrere di un tempo senza soluzione di continuità, può essere il miracolo che stavano aspettando. Spesso, con la fotografia, senza saperlo, facciamo veri miracoli mostrando ciò che gli altri non vedono.
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