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Arte sacra e fotografia

Mons. Giangiulio Radivo
... La “foto d’arte”... supera la semplice documentazione di un fatto, in questo caso del fatto religioso, per trasmetterci un’interpretazione soggettiva dell’artista-fotografo che, usando al meglio la tecnica fotografica, privilegia artisticamente l’uno o l’altro aspetto suscitando reazioni empatiche nell’osservatore. Se la foto d’arte vuol essere “religiosa”, cioè riguardare una religione nel suo autentico significato - il significato che assume per i fedeli di quella religione o almeno per l’homo religiosus, ossia per la religiosità in genere, intesa come rapporto con il trascendente, con il divino - deve riuscire ad esprimere almeno un attimo di quel pathos religioso.....
.... Mi pongo ora il problema teoretico, con evidenti ricadute pratiche, del rapporto fra arte fotografica ed arte sacra.
Tale problema mi è sorto anni fa durante la presentazione alla stampa della cappella universitaria dell’Università di Tor Vergata, seconda università statale di Roma. Questa chiesa è opera dell’Architetto e Ordinario della medesima Università Vittorio De Feo ed è in stile post-moderno. Sull’altare dedicato al titolare della chiesa, San Tommaso d’Aquino, vi era collocata una fotografia debitamente incorniciata di un famoso dipinto del Santo medesimo (confesso che non so se vi sia ancora!).
Certamente una qualunque foto - ben riuscita - di un dipinto o di una scultura sacra è senza dubbio una foto a soggetto religioso cristiano. Tuttavia non mi sentirei di collocarla così semplicemente nel luogo di culto, a meno che non si tratti di quelle gigantografie che sostituiscono temporaneamente una pala d’altare in restauro o in mostra (con i debiti permessi del Ministero e degli Uffici per i Beni Culturali delle rispettive diocesi).

Perché possa essere tranquillamente collocata in luogo sacro una foto a soggetto religioso cristiano, a mio avviso, deve avere due caratteristiche irrinunciabili: 1) deve essere una “foto d’arte”; 2) deve essere adatta allo “spazio della celebrazione liturgica”. L’artista-fotografo deve essere riuscito ad esprimere, cioè, un particolare e armonioso punto di vista in cui l’Assemblea liturgica, convocata per l’ascolto della Parola e la celebrazione dell’Eucarestia e degli altri Sacramenti, si possa riconoscere e anche i singoli fedeli possano trarne giovamento, per la propria devozione e/o per una migliore comprensione dell’evento cristiano.
Il “cristiano sentire”, il pathos religioso cristiano, si esprime – a mio parere – nell’edificio di culto in tre principali modi.
Il primo è quello della “liturgia”, cioè del culto pubblico della Chiesa, che è normativo anche per la devozione personale. In questo caso ci si riferisce a) al culto di “latria”: all’adorazione, lode, ringraziamento, espiazione e propiziazione rivolta a Dio Padre per mezzo di Cristo nello Spirito, o direttamente a Gesù Cristo - incarnato, morto e risorto, asceso al Cielo e pronto a tornare nella Parusia - come Parola del Padre e comunicatore dello Spirito; b) al culto di speciale venerazione (“iperdulia”) rivolto a Maria, Madre di Cristo e della Chiesa; c) al culto di venerazione semplice (“dulia”) rivolto agli Angeli, ai Santi, ai Beati come a compagni di viaggio, testimoni e intercessori.
A supporto della devozione pubblica si possono dare raffigurazioni come quelle delle XIV (o XV) stazioni della “Via Crucis”, o quelle più moderne della “Via Matris” o della “Via Lucis”, oppure la raffigurazione dei misteri del Santo Rosario (compresi i cinque nuovi “misteri della luce” o “luminosi” aggiunti dal Beato Giovanni Paolo II).
Al secondo posto viene l’arte sacra (anche fotografica) in rapporto alla catechesi e alla didattica cristiana. Come già la Biblia pauperum del Medioevo, possono trovare collocazione sulle pareti laterali, della chiesa o delle cappelle, cicli interi o singole raffigurazioni di episodi dell’Antico e del Nuovo Testamento, o episodi della vita dei Santi o della storia della Chiesa in generale o di quella comunità o di quel santuario in particolare.
Al terzo posto possiamo mettere anche quella “decorazione sacra” che, in rapporto certamente con il senso della decorazione artistica in generale, si nutre del simbolismo religioso. Un esempio di ciò possono essere monogrammi cristologici o mariani, stilizzazioni di croci e suppellettili sacre, animali e piante simboliche, greche e altre forme di intrecci simbolici, ecc.      
La Fondazione Cardinale Cusano onlus, proprio in questo inizio 2012, ha elaborato una nuova idea di progetto per l’arte sacra in senso stretto, cioè per gli edifici di culto - detto tecnicamente “per lo spazio della celebrazione liturgica” -, che ipotizza un coinvolgimento, oltre a quello tradizionale di pittori e scultori, anche per fotografi d’arte e per videoartisti.
Un progetto complesso questo che si ripropone, a partire dalla costituzione di un Centro d’Arte Sacra per esposizioni e convegni, la promozione di un nuovo incontro fra artisti e committenti per una rinnovata stagione dell’arte sacra, così autorevolmente propugnata dal Santo Padre Benedetto XVI nel recente incontro con gli artisti nella Cappella Sistina e rilanciata, da par suo, dall’Architetto Paolo Portoghesi dalle pagine dell’Osservatore Romano (15 gennaio 2012), in seguito al Convegno dal titolo “Sulla via della bellezza per una nuova evangelizzazione”, svoltosi il 14 gennaio scorso al Palazzo Apostolico Lateranense.
estratto dal testo di Mons. Giangiulio Radivo per il catalogo della mostra fotografica "All'infuori di me" di Andrea Pacanowski

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